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Scultore

Francesco Jerace


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Francesco Jerace

( Polistena 1854 - Napoli 1937 )

Scultore

    Francesco Jerace

    Quotazioni di Francesco Jerace

    Le sculture in terracotta di Francesco Jerace sono stimate tra i 1.000 e i 3.500 euro a seconda del soggetto e delle dimensioni. Le opere in gesso dagli 800 ai 1.000 euro se di piccolo formato, mentre quelle in marmo vanno dai 5.000 euro ai 10.000 euro, se di grandi dimensioni e di soggetto interessante. Il record d’asta del 2018 è di 13.343 euro per un bel busto di Victa di 90 cm.

    Queste stime sono del tutto indicative e dipendono da molte variabili. Consigliamo di inviarci una foto della vostra opera di Francesco Jerace per ottenerne una stima meticolosa e gratuita.

    Biografia

    Francesco Jerace di Fortunato e di Maria Rosa Morani, che ha ora un nome illustre nella scultura italiana e che ha dato all’arte opere pregevolissime, contava appena sette anni quando, per suo vivo desiderio, si iniziò negli studii preferiti presso suo nonno D. Francesco Morani, tecnico sapiente di architettura e scultura.

    Malgrado la stretta parentela, la delicata costituzione ed il gentile animo del fanciullo, il Morani lo adibì dapprima anche ai servizi dello studio, volendo che seguisse il consueto tirocinio, e, quando fu chiamato a decorare la chiesa di Polistena, si servì di lui per l’impasto dello stucco e la manipolazione dei colori.

    Il piccolo Jerace spinto dall’amore dell’arte, pur disegnando ornato e figura sotto la sapiente ed amorevole direzione del Morani, trovava il tempo di studiare gli elementi del disegno architettonico. Non bastando alla sua precoce genialità e alla volontà di apprendere il ristretto campo del suo paese nativo, il Jerace sentì il bisogno di approfondire i suoi studi diletti di scultura, recandosi a Napoli, ambiente artistico più vasto, verso il 1869, con la speranza di incontrarsi con lo zio Vincenzo Morani, emulo del Mancinelli, che aveva già eseguito gli affreschi della Trinità in Cava dei Tirreni.

    Fallitogli l’incontro, il giovane artista si trovò solo a dover lottare contro le strettezze della vita, rasentando quasi la miseria ed essendo obbligato a vivere con un tenue assegno inviatogli dalla famiglia che, per infauste vicissitudini, da benestante era divenuta quasi povera.

    Non poche volte il giovanetto Jerace, ricordando con irresistibile senso di nostalgia l’affetto dei suoi e il dolce viso della sua buona mamma, fu per dichiararsi vinto nella lotta per la vita; ma l’amore per l’arte lo confortava nei dolorosi momenti, lo incitava a lottare, a vincere. In quello stesso anno, 1869, si espose al concorso annuale per la modellazione della testa nell’Istituto di Belle Arti di Napoli, e vinse acquistando la benevole protezione del suo maestro Tito Angelini e quella degli altri insegnanti del tempo nel predetto Istituto, diretto allora da Cesare Dalbono, e che si chiamavano Gabriele Smargiassi, Tommaso Solari, Enrico Alvino.

    Un grande affetto legò il Jerace a Saverio Altamura, che lo amò come figlio e ne guidò i primi passi nel mondo dell’arte, introducendolo in quell’eletto cenacolo di Mergellina, nell’ospitale casa di Edoardo Dalbono, ove di frequente convenivano Edoardo Tofano, i fratelli Quintilio e Francesco Paolo Michetti, giovanissimi, Marco De Gregorio, Giuseppe De Nittis ed altri.

    All’età di diciotto anni, si presentò al concorso del premio annuale di Roma tenuto nel 1871, e fra quattordici concorrenti, guadagnò il quarto posto, secondo il giudizio della commissione, ma fu creduto meritevole del primo dal mondo artistico napoletano.

    L’anno seguente, vinse il concorso bandito dai Virtuosi del Pantheon in Roma per la pensione Stanzani, riuscendo primo fra diciotto concorrenti. In seguito a tale vittoria, gli fu affidata l’esecuzione del “Monumento a Mary Sommerville” illustre scienziata, opera che gli valse il plauso dell’Imperatore del Brasile, Don Pedro e del grande pittore Gerome, che vollero onorare di una loro visita lo studio del giovane scultore. Potè così prepararsi con calma alla Esposizione di Torino del 1880, ove presentò varii lavori in marmo e in bronzo, quali il gruppo “Trionfo di Germanico, Victa” (* Di questo busto sono state eseguite ben diciotto riproduzioni, sparse nei varii Musei di Arte moderna e Gallerie private) e la statua “Marion”, che gli fecero ottenere due grandi premii.

    Per tale successo, giunsero a Francesco Jerace larghe lodi dai critici italiani e stranieri; ricordiamo fra i primi Camillo Boito, che ne scrisse con competenza nella Nuova Antologia di quell’anno.

    Da quel momento, la produzione artistica di Francesco Jerace divenne sempre più larga; si affermò in numerose Esposizioni e fu dovunque ricercata ed ammirata. Nel 1881, infatti, le sue opere figurarono, con successo, alla Mostra Nazionale di Milano, ove Marion fu acquistato dal Comitato dell’Esposizione per essere dato in premio. Anche a Bologna ed a Londra, nel 1888, fece parte di quelle Mostre.

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