Sei interessato alla VENDITA o all' ACQUISTO di sue opere?
Fortunato Depero, nativo di Fondo in Trentino, si reca a Rovereto per frequentare la Scuola Reale Elisabettiana. Nel dicembre del 1913 si trasferisce a Roma dove conosce molto presto Giuseppe Boccioni, durante la visita alla sua mostra di sculture presso la Galleria Sprovieri. Grazie a Boccioni conosce anche Giacomo Balla e si avvicina immediatamente al Futurismo. Nel 1914, infatti, partecipa all’Esposizione Libera Futurista Internazionale di Roma e scrive Complessità plastica – Gioco libero futurista – L’essere vivente artificiale, in cui chiarisce la sua visione estetica che riprende nel Manifesto della ricostruzione futurista dell’Universo. Il manoscritto, firmato insieme a Balla nel 1915, ha un’importanza fondamentale nella diffusione di una nuova concezione artistica del mondo, che coinvolge anche gli oggetti della quotidianità. Si definisce con ciò il cosiddetto Complesso plastico, che nasce da una serie di pratiche artistiche affini ma anche differenti: dal teatro alla danza alla pittura alle arti applicate, tutto è concentrato verso un principio di sinestesia che funge da collante universale. Linee dinamiche e geometriche interessano abiti tanto quanto giocattoli, tappeti o tele, tutti elaborati dalla divertita genialità di Depero, il maggior rappresentante del secondo futurismo.
Per Gilbert Clavel crea le illustrazioni di Un istituto per suicidi, da cui prendono vita i Balli Plastici. Nel 1919, fonda la Casa D’Arte Futurista a Rovereto, chiamata poi anche “Officina del mago”, una sorta di fabbrica gestita insieme alla moglie Rosetta che trasmette l’estetica del futurismo di Depero alle arti applicate e interessa ogni zona della vita quotidiana. La grafica pubblicitaria diviene uno dei suoi impegni principali, anche durante il suo soggiorno newyorkese della fine degli anni Venti. Brillanti cromie festose, personaggi meccanici protagonisti di balli plastici, variopinte traiettorie dal carattere giocoso costituiscono la sua febbrile attività che culmina tanto nell’arte quanto nel teatro e nell’essenzialità delle azioni comuni.
Alla Biennale di Venezia del 1926 presenta una serie di quindici opere che riflettono perfettamente la sua idea estetica, tra cui Guerra-Festa, Animali strani, Pagliacci floreali, L’uomo dai baffi, Velocità moderne, Equilibrista, Pagliacci-Gatti, Bitter Campari. Alla Mostra di Trentaquattro Pittori Futuristi di Milano nel 1927 presenta invece sette opere: Scarabeo veneziano, Luci architettoniche di un’osteria, Solidità di cavalieri erranti, Paesaggio al tornio, Sbronza costruita, Polenta a fuoco duro e Squisito al seltz. Nello stesso anno pubblica anche Depero futurista, un catalogo dall’originalissima copertina con i bulloni, che nasconde soluzioni grafiche e artistiche divertenti e geniali.
Alla personale che gli viene dedicata alla Biennale di Venezia del 1932 presenta quasi quaranta opere, riassuntive di una carriera densissima di idee, tra cui Fulmine compositore, Ingranaggi di guerra, Radioscopia alpestre, Folla nella subway, Meccanica sotterranea metropolitana, Folla, pinti, fanali a New York, Nitrito di velocità e Macchinismo babelico. New York, città che lo affascina e che è presente in tutte queste opere, lo ospiterà nuovamente nel 1947 e continuerà ad ispirarlo con il suo dinamismo crescente per tutti gli anni Cinquanta. Muore a Rovereto, nel 1960.
Elena Lago
olio su tela
olio su tela