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Pittore

Ulvi Liegi


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Ulvi Liegi

( Livorno 1858 - 1939 )

Pittore

    Ulvi Liegi

    Quotazioni di Ulvi Liegi

    Le opere di Ulvi Liegi dedicate alla campagna toscana di buone dimensioni vanno dai 5.000 euro ai 20.000 euro a seconda del soggetto e dell’impegno. Cifre maggiori sono state raggiunte da tele con figure inserite in ambientazioni urbane della Toscana, tra Firenze e Livorno. I dipinti di dimensioni inferiori non superano i 3.000 euro.

    Queste sono stime orientative, perché vengono influenzate da diversi fattori come il periodo d’esecuzione, le dimensioni, il soggetto e la tecnica. Vi consigliamo di inviarci una foto della vostra opera di Ulvi Liegi per ottenere una valutazione scrupolosa e gratuita.

    Biografia

    Ulvi Liegi, pseudonimo di Luigi Levi, nasce a Livorno nel 1858 da una famiglia benestante di origini ebraiche. Si trasferisce giovane a Firenze e si avvicina alla pittura grazie a Carlo Markò figlio, che lo inizia alla pittura dal vero e all’osservazione della campagna toscana. Si iscrive poi all’Accademia di Belle Arti fiorentina per approfondire e terminare la sua formazione. 

    Studi dal vero e il fascino macchiaiolo

    Nella città toscana entra in contatto con la pittura macchiaiola, stringendo amicizia con Telemaco Signorini che lo invita ad abbandonare gli studi accademici per occuparsi dello studio del vero seguendo la lezione di Silvestro Lega.

    Nel 1882 partecipa all’Esposizione fiorentina con otto lavori tra cui diversi Studi dal vero, Viale dei Colli presso il villino Spinola e Piazzale Galilei. L’anno seguente a Torino presenta Lavandaia (studio dal vero); e a Firenze espone Dopo la pioggia (impressione dal vero) e due Studi dal vero

    Viene influenzato moltissimo anche dalla pittura di Giovanni Fattori, legandosi alla sua figura e dedicando la sua produzione ai paesaggi, tra marine e scene agresti.

    Nel 1884 a Firenze infatti espone otto vedute tra le quali troviamo Arcetri dal Poggio Imperiale, Strada di S. Margherita a Montici, Lungo la costa S. Giorgio e Uliveto in riviera.

    Nel 1885 prende parte alla successiva edizione dell’Esposizione di Firenze con A Bellariva, L’erta de Catenai (Pian de’ Giullari), Mattino, in Banditella presso Ardenza, Alle fonti delle Cellerine (dintorni di Firenze) e Il treno che passa.

    Il viaggio a Parigi e l’evoluzione europea del suo linguaggio

    Nel 1886 parte per Parigi dove incontra Federico Zandomeneghi e l’ambiente culturale parigino che lo direziona verso un linguaggio di respiro europeo che lo avvicina all’impressionismo. Si accosta infatti alla pittura di Edgar Degas, Camille Pisarro e Alfred Sisley. Utilizza sempre di più una pennellata consistente e densa; e la tavolozza diviene brillante e briosa coniugando il linguaggio macchiaiolo a quello impressionista, prestando grande attenzione alla luce.

    Nel 1888 invia all’Esposizione di Firenze quattro tele Strada sul Mugnone (Colline di Fiesole), Colline di Fiesole, Casolari in montagna e Giornata d’inverno (dintorni di Firenze). 

    Effettuerà anche un viaggio a Londra, prima di ristabilirsi in Italia tra Firenze e la Versilia.

    Nel 1890 presenta a Torino Nel torrente Mugnone (tramonto d’inverno), Sulla sera (dintorni di Firenze) e In attesa del tramway (presso le Cascine).

    Il Gruppo Labronico e il linguaggio post-macchiaiolo 

    Nel 1906 si reca in Valsugana dove conosce Ardengo Soffici e poi torna definitivamente nella sua Livorno. Si prenderà una pausa dalla pittura fino al 1913, quando riprende febbrilmente il lavoro e la partecipazione alle rassegne artistiche. Negli anni Venti entra a far parte del Gruppo Labronico, divenendone uno dei principali esponenti. Il movimento nasce per riportare allo splendore il verismo livornese, raccogliendo l’eredità del più importante rappresentante, Giovanni Fattori. Ulvi Liegi torna così alle origini rievocando un linguaggio post macchiaiolo. Nel 1922 prende parte alla Fiorentina Primaverile con quattro opere Casolari a Roncegno (Trentino), Primavera grigia nel Parterre, Colloquio di bambinaie sulla rotonda dell’Ardenza e La Pantera alle Cascine. Nel 1924 partecipa all’Esposizione del Gruppo Labronico con cinquantadue lavori tra i quali possiamo menzionare Castello d’Antignano, La spiaggia a Pegli, Il lago di Tornabuoni presso Massa, Casolari a Levico – Valsugana, Il Ponte vecchio dopo l’acquazzone – Firenze, Angolo d’orto – Livorno, Roncegno in Valsugana, Interno del mio studio – Firenze e Tramonto alla Foce del Brusano – Marina di Massa, opere che raccontano i luoghi ammirati durante i suoi soggiorni in Toscana, Liguria e Trentino. Nonostante la ricca produzione e il successo di critica, sfortunatamente si spegne a Livorno in totale povertà nel 1939, a ottantuno anni.

    Emanuela Di Vivona

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