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Pittore

Antonio Donghi


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Antonio Donghi

( Roma 1897 - 1963 )

Pittore

    Antonio Donghi

    Quotazioni di Antonio Donghi

    Le opere a olio di Antonio Donghi sono valutate da un minimo di 4.000 euro fino ai 100.000 euro per i dipinti più significativi e ricercati del Realismo Magico. Cifre superiori possono essere raggiunte per soggetti particolarmente interessanti caratterizzati da meticolosità formale e sospensione atemporale. Il record d’asta del 2018 è di 170.000 euro per un insolito ritratto femminile del 1933. I disegni sono invece stimati tra i 400 euro e i 6.000 euro.

    Queste quotazioni sono puramente indicative e dipendono da molti fattori, quindi consigliamo di contattarci per una stima gratuita e scrupolosa della tua opera di Antonio Donghi.

    Biografia

    Antonio Donghi nasce nel 1897 a Roma. Nel 1908 si iscrive al Regio Istituto di Belle Arti di Roma e consegue il diploma nel 1916. Dopo la leva militare in Francia e al termine della guerra, decide di visitare Firenze e Venezia per studiare i maestri antichi. Esordisce nel 1922 alla XC Esposizione della Società amatori e Cultori di Belle Arti di Roma con il quadro Via del Lavatore, opera che rappresenta la via in cui si trova la sua casa studio, vicino alla fontana di Trevi. Nel 1923, alla II Biennale Romana, partecipa con un icastico Nudo di donna. Sono gli anni in cui Donghi frequenta il gruppo di “Valori Plastici”, rivista fondata da Mario Broglio, e di lì a poco quello di “Terza Saletta”. Il 1924 vede la sua prima personale nella Sala Stuard di via Veneto. Pochi mesi dopo, la mostra viene ricreata in modo quasi uguale alla Casa d’Arte Bragaglia, dove espone per volere dello stesso Anton Giulio Bragaglia e dove ottiene un enorme successo di critica che lo avvia a una brillante carriera.

    Si delineano in questi anni i tratti fondamentali della sua pittura: il vento delle avanguardie è ormai assopito ed emerge la necessità di una riflessiva stabilità figurativa. La pittura di Donghi è infatti sin dall’inizio permeata da una plastica fissità, da un cromatismo trasparente e da un’atmosfera rarefatta, perfettamente in linea con le idee diffuse da “Valori Plastici”. Negli anni Venti, partecipa a rassegne artistiche internazionali: Zurigo, Madrid, New York. Stimato da Ugo Ojetti, che sarà uno dei suoi principali collezionisti e un fondamentale ponte con le gallerie americane, Donghi si trasforma in uno dei maggiori rappresentanti del Realismo magico, legandosi per certi versi alle modulazioni pittoriche della Neue Sachlickheit. Non a caso, nel 1925 espone con i suoi colleghi tedeschi a Mannheim; le sue opere appaiono antiretoriche e “silenziose”, perfettamente calibrate dal punto di vista cromatico e disegnativo, con una proprietà volumetrica in cui le masse si inseriscono nello spazio tenendo presenti i valori della pittura del Quattrocento.

    Nel 1926 prende parte alla Exhibition of Modern Italian Art a New York, Boston, Washington, Chicago, San Francisco, dove espone, tra gli altri dipinti, Lavandaie e La cartomante. È anche alla Biennale di Venezia con Il giocoliere e La pollarola. Risalgono a questo periodo le opere Carnevale del 1924, Donna alla finestra del 1926 e Circo equestre del 1927, che cominciano ad essere denotate da una sottile ironia e da un’esecuzione limpida, pulita, impeccabile. Nel 1928 partecipa alla Biennale di Venezia, con diverse opere tra cui La canzonettista e Cocottina. Sono questi gli anni della rapida affermazione pubblica, in cui i suoi quadri vengono venduti con facilità e i suoi rapporti con le gallerie estere, soprattutto americane, sono decisamente fecondi. Nel 1931 partecipa con una personale alla Prima Quadriennale con un gruppo di venti dipinti, dove ne terrà un’altra nel 1935. I soggetti di questo periodo sono permeati da un’astratta malinconia: sono tratti dal mondo dello spettacolo e dal dietro le quinte: giocolieri, cantanti, pagliacci, maschere e musicisti nel loro mondo intermedio, tra finzione e realtà. Nel 1936 ottiene la cattedra di figura disegnata alla Regia Accademia di Belle arti. Da questo anno in poi, si si dedica con eguale impegno all’insegnamento e alla pittura. Nel 1941 La Reale Accademia d’Italia lo premia per tutta la sua attività pittorica. La sua prima monografia, scritta dal poeta romano Leonardo Sinisgalli, arriva nel 1942 nella collana “Arte Moderna Italiana”.

    Nel dopoguerra rimane lontano dall’arte ufficiale, protagonista di un forte scontro tra astrattismo e figurazione. Si distacca dalla sua produzione precedente, dedicandosi prevalentemente ai paesaggi italiani. Del 1961 è Autostrada del Sole che appartiene a questo filone e con cui concorre per il Premio Nazionale di Paesaggio nel 1961. Muore a Roma nel luglio 1963. La prima retrospettiva gli viene dedicata nel novembre successivo alla galleria La Nuova Pesa di Roma.

    Elena Lago

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