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Pittore

Bruno Croatto


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Bruno Croatto

( Trieste 1875 - Roma 1948 )

Pittore

    Bruno Croatto

    Quotazioni di Bruno Croatto

    Le opere degli anni Venti e Trenta di Bruno Croatto, maestro del Realismo magico, sono quotate tra i 2.500 euro e i 5.000 euro. I capolavori di grande scrupolosità descrittiva possono raggiungere cifre superiori. Le incisioni sono valutate tra i 60 euro e i 200 euro. Il record d’asta del 2022 è di 25.000 per un grande ritratto femminile a figura intera di straordinaria fattura. I bozzetti e i piccoli dipinti realisti ad olio su tavola si valutano tra i 400 euro e i 1.500 euro.

    Queste stime sono indicative, per tale motivo raccomandiamo di contattare la Galleria per ricevere una stima accurata di Bruno Croatto, di cui abbiamo realizzato da poco una mostra monografica.

    Biografia

    Nato il 12 aprile 1875 a Trieste, all’epoca prospero porto e centro imprenditoriale dell’Impero austro-ungarico, Bruno Croatto si forma dapprima nella sua città natale e dal 1892 circa presso l’Accademia di Monaco di Baviera. Nel vivace ambiente monacense conosce le ricerche impressioniste sul colore filtrate attraverso gli stilemi nordici di riviste come “Jugend” e “Simplicissimus” e riceve gli stimoli della Secessione e di Max Liebermann e Franz von Stuck. Paradigmatico dovette, tuttavia, essere per l’artista il classicismo di Anselm Feuerbach attraverso cui affrontava la lezione dei maestri del Quattrocento italiano e fiammingo e di van Dyck e Rubens, studiati nelle sale dell’Alte Pinakothek. Dopo aver esordito nel 1895 presso la sala della Borsa di Trieste insieme ai compagni di studi Arturo Fittke e Achille Tamburlini, nel 1897 partecipa alla Biennale di Venezia, rassegna a cui sarà presente con continuità tra il 1912 e il 1924. Tra le prime opere note si annovera il Ritratto della madre dormiente, collocabile dopo il 1904, in cui la lezione del triestino Arturo Rietti, da cui doveva essere stato iniziato all’uso del pastello, si fonde con suggestioni nordiche e in particolare con la lezione di Munch. Alla ricerca di nuovi temi e motivi, intorno al 1908 Croatto si trasferisce ad Orvieto, la dannunziana “città del silenzio”, dove si specializza nell’acquaforte e nell’acquatinta, tecniche privilegiate per dare forma a visioni oniriche e notturne.

    Nel corso di un biennio fa suo ogni segreto dell’incisione su rame. Il disegno si fa strumento di indagine attraverso cui appropriarsi dell’essenza del dato fenomenico e trasfigurarlo in una dimensione di pura oggettività, mentre il colore diviene sempre più piatto e le scelte cromatiche si orientano verso il contrasto di colori caldi e freddi. Lo spazio viene progressivamente azzerato per dare risalto nei ritratti alla figura umana nelle nature morte agli oggetti. Il periodo compreso tra il 1910 e lo scoppio della prima guerra mondiale è segnato da viaggi per l’Italia. Intensa è nel contempo l’attività espositiva. Accanto alle mostre presso il Circolo artistico di Trieste (1897, 1912, 1924, 1926, 1928), si segnalano le rassegne degli Amatori e Cultori a Roma (1908, 1912), dell’Opera Bevilacqua La Masa a Venezia (1909) e l’Esposizione di Monaco (1911). Parallela la ricerca pittorica degli anni Dieci, che si sviluppa sulla linea del post-impressionismo.

    È nel dopoguerra che Croatto raggiunge, tuttavia, la maturità artistica sotto il segno del ritorno all’ordine in direzione del realismo magico. La tecnica, il lavoro, quella pratica costante esercitata per anni attraverso la difficile tecnica dell’incisione, asse portante della poetica di Croatto veniva colta dal critico Silio Benco: “sempre subiva una specie di imperativo, che gli veniva non solo dallo studio del Quattrocento […], ma dalla suggestione delle sue stesse qualità individuali più forti: la ferma mano del disegnatore, la fredda disciplina dell’occhio a isolarsi su quelle realtà esattamente che egli voleva colpire, la sua facoltà di discernere senz’altro e di mettere a posto i valori locali”[1]. Come testimoniato da una lettera indirizzata al fratello il 3 marzo 1942, in occasione della personale tenutasi alla Galleria La Barcaccia Croatto era arrivato a realizzare un dipinto ogni tre giorni[2]. È questa una delle sue ultime fatiche, prima della morte sopraggiunta a Roma il 6 settembre 1948.

     

    Teresa Sacchi Lodispoto

    [1] B. [Silvio Benco], Alla Galleria Trieste Bruno Croatto e la sua mostra annuale, “Il Piccolo”, 19 novembre 1940.

    [2] Lettera citata in D. Mugittu, Bruno Croatto, Trieste, Fondazione CR Trieste, 2000, p. 107.

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