Privato Cosimo

Cosimo Privato nasce a Venezia nel 1899, figlio di un falegname, frequenta la Reale Scuola Superiore d’Arte applicata alle Industrie della città lagunare. Il suo esordio espositivo avviene nel 1920 nell’ambito dell’attività dell’Opera Bevilacqua La Masa che sostiene i giovani artisti offrendogli la possibilità di esporre nelle sale di Ca’ Pesaro. Quindi nel 1920 espone tre opere L’eremitaggio, Autoritratto e Ritratto.

Tra paesaggi, ritratti e scene di vita quotidiana: una dolce narrativa realista

Durante gli anni Venti ottiene i primi successi e partecipa a diverse rassegne culturali. Nel 1926 riceve l’invito alla Biennale di Venezia dove presenta Meriggio, all’edizione successiva del 1928 espone Nudo e nel 1930 “E si strinsero in Fasci che subitamente si moltiplicarono per tutta Italia”. Nel 1932 è nuovamente alla Biennale di Venezia con Il bagno, Autoritratto e Oggi sposi. Quest’ultimo dipinto presenta due figure filiformi dalle fisionomie molto sintetizzate che vengono inserite in atmosfere mute e sospese.

Nel 1935 prende parte alla Seconda Quadriennale di Roma con l’opera Sartoria, mentre nel 1936 con due lavori Voci bianche e Rammendando.

La produzione del pittore annovera paesaggi, ma soprattutto molti ritratti e scene di genere che rivelano un’evidente vena decorativa connessa a delle acute doti di narratore.

Nelle scene di vita quotidiana come le già citate Il bagno e Sartoria utilizza dei tagli inconsueti. Dimostra anche un interesse per i soggetti popolari e dal punto di vista stilistico il vivace colorismo rivela la fascinazione della tradizione di Giacomo Favretto.

Gli incarichi internazionali

Parallelamente ottiene anche un incarico di decorazione museale nel 1928 aggiudicandosi il concorso per l’ideazione e l’esecuzione di cartoni per la decorazione a mosaico della sala del ricevimento di Palazzo Reale al Cairo, ricevendo le lodi del re Fu’ad I. Il pittore si allontana un’altra volta dalla sua amata Venezia, in occasione di un viaggio effettuato sulla petroliera Nevona diretta a Costanza, grazie al quale realizza opere come Stretto dei Dardanelli, Burrasca del Mar Nero e Costa dalmata.

Nella seconda metà degli anni Trenta sperimenta un linguaggio maggiormente aderente alle poetiche novecentiste come nell’opera Gente adriatica o La sonata.

Nel 1938 viene nuovamente invitato alla Biennale di Venezia con l’opera Si fondano le città, e nel 1942 presenta il lavoro Sposalizio a Venezia all’esposizione La quadreria dell’Ottocento nella Raccolta E. Cavi organizzata alla Galleria Guglielmi a Milano.

Nel dopoguerra il pittore partecipa sempre meno alla vita pubblica, esponendo in alcune rassegne culturali di natura non ufficiale, specialmente allestite alla Galleria Trieste di Mario Coscia. Negli ultimi anni prevalgono nella sua produzione soprattutto scene di genere. L’artista si spegne a Venezia nel 1971.

Emanuela Di Vivona