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Pittore

Filippo Anivitti


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Filippo Anivitti

( Roma 1876 - 1955 )

Pittore

    Filippo Anivitti

    Filippo Anivitti frequenta dal 1893 l’Accademia di Belle Arti di Roma. In seguito, si iscrive presso l’Istituto Artistico Industriale, per seguire il corso di Alessandro Morani. Questo contatto lo induce a spostare la propria attenzione dai dipinti di figura della prima fase alla pittura di paesaggio, e ad entrare a far parte del gruppo dei “XXV della Campagna Romana”. Acquisendo il soprannome di “Orso”, inizia a specializzarsi nella tecnica dell’acquarello che utilizza per ritrarre dal vero i paesaggi della campagna romana.

    È la conoscenza di Alessadro Morani che, inoltre, lo avvicina al cenacolo In Arte Libertas con cui espone tra il 1901 e il 1902, avvicinandosi ad una rappresentazione intensa e lirica della natura laziale. Dopo essersi legato ad Onorato Carlandi, entra a far parte dell’Associazione romana degli Acquarellisti, con cui espone tra il 1904 e il 1910.

    I suoi luoghi prediletti sono quelli che circondano l’Appia Antica, con i suggestivi resti archeologici di epoca romana. Ma, artista e osservatore instancabile, si reca nella Sabina e in tutti i territori a nord e a sud di Roma per ritrarre la selvaggia natura che tanto attirava i viaggiatori del grand tour. All’Esposizione di Rimini del 1909 invia Monte GennaroMonte Velino e Piccolo torrente.

    Nel frattempo, inizia a lavorare per la casa editrice Astro, che gli commissiona una serie di quadretti e cartoline da eseguire ad acquarello per poi essere venduti agli avventori stranieri, desiderosi di portare un piccolo ricordo d’autore con loro. Alla Secessione del 1913 espone Pascolo, dipinto intenso e lirico nella rappresentazione di cavalli che pascolano nel silenzio mattutino dell’Appia, vicino alle rovine. Partecipa poi, nel 1920, alla Mostra degli Acquarellisti Lombardi a Milano, presentando Soriano al Cimino, Maggio in fiore, e La torre di Ninfa.

    Alla fine degli anni Venti, inizia a partecipare alle mostre del Sindacato Fascista di Belle Arti del Lazio. Nel 1929 vi espone Casette di Capri e Tranquilla dimora, l’anno successivo invece, vi presenta La piazzetta di ManzianaOvindoli e Tranquillità, portando sulle sue tele la bellezza dei piccoli centri vicinissimi a Roma.

    Degna di nota è la sua partecipazione alla Prima Quadriennale di Roma del 1931, in cui espone San Cosimo. Le opere che invece presenta alla Mostra del Sindacato Fascista del 1932 denunciano un suo soggiorno a Venezia: Casette a Venezia e Chioggia accompagnano il più consueto Case di Vicovaro. Ponte romanoCampagna romana Casette a Positano compaiono alla Quadriennale del 1934, mentre nel 1936 espone Porto di Civitavecchia e Casette a Capri.

    Continua ad esporre fino a tutti gli anni Quaranta, rendendo sempre protagonista la campagna laziale e Roma stessa. Muore a Roma nel 1955.

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