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Pittore
Palizzi Francesco Paolo
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Palizzi Francesco Paolo
Francesco Paolo Palizzi nasce a Vasto nel 1825, ma si trasferisce fin da giovane a Napoli per frequentare il Reale Istituto di Belle Arti. Qui segue le lezioni di Gennaro Guglielmi, specializzato nel genere della natura morta, e di Camillo Guerra, artista formatosi in ambito neoclassico, esperto di pittura di storia.
Nella sua carriera Francesco si orienterà maggiormente sul primo genere, ma si documenta una sperimentazione di soggetto storico con La guarigione del cieco di Gerico, lavoro realizzato per la Chiesa di San Pietro nella sua città natale, oggi collocata nella Pinacoteca civica.
Per quanto riguarda la pittura di paesaggio e natura morta, fondamentali sono gli insegnamenti del già citato Gennaro Guglielmi, ma anche di Salvatore Giusti che lo introduce alla tradizione prettamente napoletana della natura morta seicentesca grazie ad autori come Giuseppe Recco, Paolo Porpora e Giovan Battista Ruoppolo.
Francesco Paolo Palizzi proviene da una famiglia di grandi artisti e tutti contribuiscono nel loro modo a creare il suo linguaggio artistico. Importante è l’influenza del fratello Filippo per la scelta di soggetti tratti dalla quotidianità contadina e per l’attenzione che presta al dettaglio. Infatti realizza opere in cui i soggetti principali sono animali come Pennuti nell’aia, Sull’aia e All’abbeverata. Il fratello Nicola invece è rilevante dal punto di vista tecnico, poiché si ispira alla sua pennellata pastosa e corposa. Infatti realizza dei soggetti tradizionali come le nature morte, ma con una tecnica pittorica moderna ed innovativa. Attinenti maggiormente a quest’evoluzione sono opere come Ostriche, Natura morta con funghi o Natura morta con crostacei.
Nella sua crescita artistica assume un ruolo fondamentale però anche Giuseppe, il fratello che vive a Parigi, specialmente quando si trasferisce da lui nel 1857. Nel capoluogo parigino la tradizione della natura morta ha molto successo, ed ha inoltre la possibilità di studiare da vicino i soggetti di Jean-Baptiste Chardin, uno specialista di questo soggetto, che avrà un’influenza indiscutibile sulle sue scelte pittoriche.
Durante il soggiorno francese mantiene una fitta corrispondenza epistolare con il fratello Filippo dalla quale emerge una profonda critica verso la svolta verista della pittura italiana. Infatti Francesco rimarrà comunque sempre legato alla predilezione di modelli classici. Anche se non vive più a Napoli, diviene socio della Promotrice napoletana e vi espone nel 1864 l’opera dal titolo Vielle bonne. Nel 1867 invece partecipa all’Esposizione Universale di Parigi con La fiera a Château-Landon.
Allo scoppio della guerra franco-prussiana nel 1870 torna in Italia. Purtroppo si ammala poco dopo e muore nel 1871 a Napoli, a quarantasei anni. Sfortunatamente non lascia una grande raccolta di lavori, la maggior parte però si trovano alla Galleria dell’Accademia di Napoli donate dal fratello Filippo.
Emanuela Di Vivona
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