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Pittore

Giuseppe Aprea


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Giuseppe Aprea

( Napoli 1877 - 1943 )

Pittore

    Giuseppe Aprea

    Giuseppe Aprea si forma al seguito di Filippo Palizzi e Domenico Morelli presso l’Istituto di Belle Arti di Napoli. Dunque, le sue basi sono da ricercare nel verismo di stampo partenopeo, che lo avvia subito verso un cromatismo acceso, ma anche verso un disegno ben costruito. Non si specializza in un genere ben preciso, ma spazia dai ritratti, ai dipinti di figura, a scene aneddotiche a paesaggi di puro intento realista. Al 1897 risale il suo esordio presso la Promotrice Fiorentina, in cui presenta Gallo e Toilette. Al concorso internazionale di Torino del 1899 invia Testa di Cristo, immediatamente apprezzata dalla critica, tanto da essere poi acquisita dal Municipio di Napoli.

    Nel 1902 partecipa al concorso per il Pensionato Artistico Nazionale e lo vince con il dipinto Amore e Psiche, una tematica decisamente accademica che indica come Aprea sia in grado di frequentare diversi generi e tematiche. Grazie al Pensionato, può fare un viaggio attorno alle capitali artistiche d’Europa, arricchendo il suo linguaggio di suggestioni e influenze nuove. Si avvicina, dunque, all’impressionismo e al postimpressionismo, adeguandovi il suo stile e sviluppandone una personalissima interpretazione sempre legata al verismo napoletano.

    La pennellata diventa veloce e dinamica, a tratti vaporosa e sintetica. Il colore rimane luminoso e la tavolozza variegata, sia negli oli che negli acquarelli.  Dopo aver inviato un Paesaggio alla Promotrice di Genova del 1905, partecipa all’Esposizione Nazionale di Milano del 1906 con Convalescenza e PensosaUna strada di Siviglia compare alla Biennale di Venezia del 1910, mentre all’Esposizione di Napoli del 1912 presenta RiflessioneRitratto e Venezia verso sera.

    Nel frattempo, dal 1908 insegna disegno all’Accademia di Napoli, mantenendo questo incarico fino al 1927. Nel corso della sua carriera, non si dedica soltanto alla pittura da cavalletto, ma si specializza anche nella decorazione murale: con il pugliese Raffaele Armenise esegue la decorazione del Teatro Petruzzelli di Bari. Poi, tra le altre numerose opere, realizza nella chiesa di San Domenico Soriano a Napoli un Cristo sulla croce.

    Viaggiatore instancabile, dopo il tour europeo compiuto durante il pensionato, nel 1922 si reca in Tunisia. Da questo momento in poi, il suo repertorio si amplia ancora di più, per dare spazio a numerosi soggetti orientalisti. Ne sono esempio Souk-AfricaCaffè dei Mori e Le Reti, dipinti presentati alle Mostre del Sindacato Fascista negli anni Trenta.  Nel 1940 espone Processione a San Domenico MaggioreMarina e Il fumatore, nel 1941 RavelloCorpetto verde Ritratto. Alla Quadriennale di Roma del 1943 invia Lungo la strada, Il pino e Nel mio studio.    Muore a Napoli nel 1946.

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