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Pittore

Guido Di Montezemolo


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Guido Di Montezemolo

( Mondovì 1878 - Torino 1941 )

Pittore

    Guido Di Montezemolo

    Guido Cordero di Montezemolo nasce a Mondovì, comune in provincia di Cuneo, nel 1878 da una famiglia di nobili origini. Frequenta l’Accademia Albertina di Torino, seguendo le lezioni di Pier Celestino Gilardi e soprattutto di Giacomo Grosso, che lo inizia alla pittura di luce e all’arte del ritratto.

    L’artista trascorre la sua vita tra le campagne piemontesi e il fermento delle grandi città, rappresentando nei dipinti le sue due anime, quella più intima e avvolta nella natura, e quella mondana.

    La pittura di luce nei paesaggi divisionisti

    La prima produzione si iscrive all’interno del simbolismo tardo ottocentesco e alla pittura di macchia, approdando al linguaggio divisionista nel primo decennio del Novecento, per poi giungere specialmente nella pittura di figura al recupero della forma, e quindi ai dettami del ritorno all’ordine.

    Le prime opere, soprattutto i paesaggi dipinti en plein air, raccolgono l’eredità del lirismo di Antonio Fontanesi, ma sviluppato secondo un cromatismo che sperimenta il tocco divisionista.

    Proprio con dei paesaggi dal soave simbolismo partecipa all’Esposizione di Torino del 1899 presentando Quiete, Nel bosco e Acqua morta; invece nel 1906 prende parte all’Esposizione di Milano con Ritratto e Margherita. Espone poi un Ritratto alla Biennale di Venezia del 1910, ma in seguito la sua attività espositiva subisce una pausa fino al dopoguerra. Infatti tornerà a partecipare ad una rassegna nazionale nel 1920, sempre alla Biennale di Venezia, con La fontana. È presente anche all’edizione del 1924 con Sole di settembre, e alla Biennale del 1928 con Campagna di ottobre, vedute ritratte dal vero, rese con il suo tocco rapido e indefinito volto a cogliere il valore luministico e cromatico dei panorami raffigurati. L’artista ha infatti da sempre concepito l’arte come uno strumento per esaltare la realtà attraverso un uso esperto e pensato del colore. I suoi dipinti che siano paesaggi piemontesi o ritratti hanno la capacità di trasmettere emozioni, soprattutto una lieve malinconia romantica che emerge nei cieli o negli occhi dei suoi soggetti. Il pittore utilizza poi una tavolozza squillante e brillante, in particolare una vastissima gamma di verdi.

    Il formalismo del ritorno all’ordine

    Nella sua produzione artistica Montezemolo alterna la pittura di paesaggio, a una pittura più intima, fatta di dolci ritratti – alcuni anche della sua famiglia-, a soggetti impegnati socialmente come Il muratore e Contadina esposti all’Esposizione di Torino del 1935, o Ritorno al lavoro presentato nel 1939 sempre nella manifestazione torinese. In questo tipo di lavori l’artista esterna il suo parziale consenso agli ideali fascisti, e la sua adesione ai dettami diffusi dal Ritorno all’ordine. Durante tale periodo il pittore torna alle fonti figurative apprese negli anni accademici, infatti le figure acquistano ora una certa solidità formale in accordo alle idee di Novecento. 

    Continua ad esporre per tutti gli anni Trenta, sia paesaggi che soggetti di figura, prende parte infatti nel 1937 alla Promotrice di Torino con Campagna in Marzo, Fine di Febbraio e Giorno grigio di Aprile, mentre nel 1938 partecipa con Adolescente, Orto e Pensione al mare. L’artista scompare a Torino nel 1941, ma nello stesso anno è presente in due rassegne: alla Sindacale fascista di Milano con Luce mattutina e Paesaggio; e alla Sindacale fascista di Torino con nove opere tra le quali troviamo Neve sul terrazzo, Paesaggio – Le Langhe, Bozzetto di figura, Controluce e Inizio di primavera, nelle quali continua a rivolgere la sua attenzione alle qualità cromatiche e luministiche della pittura.

     

    Emanuela Di Vivona

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