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Pittore

Lino Perissinotti


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Lino Perissinotti

( Oderzo 1897 - Chiavari 1967 )

Pittore

    Lino Perissinotti

    Le due Nature morte furono presentate alla XX Esposizione dell’Opera Bevilacqua La Masa, tenutasi nel 1929 a Venezia, in vendita a mille lire ciascuna. Residente a Piazzola sul Brenta, Perissinotti si era diplomato da privatista all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1914 per poi prendere parte alla Grande Guerra e stabilirsi alla fine del conflitto a Roma, dove esordì con una personale nel 1920 presso la Galleria Giosi.

    Ritornato in Veneto, insegnò dal 1920 al 1923 tra Vicenza e Verona, trasferendosi in seguito a Ferrara, dove svolse attività politica. Il rifiuto di iscriversi al partito fascista lo costrinse a dimettersi dall’insegnamento nel 1926, stesso anno in cui fu ammesso per la prima volta alla Biennale di Venezia. Espose in quell’occasione Dopo lo schianto (Vicenza, Museo civico), opera che, pur richiamando direttamente I giocatori di carte di Cézanne, mostra nell’esigenza di un ritorno alla tradizione l’incidenza della prima cultura del gruppo di Novecento.

    L’adesione al clima di Novecento fu però personalissima e contraddittoria (Giorgio Di Genova [1994, p. 887 e 1995, pp. 1419-1420] parla di “antinovecentismo” e “antisarfattismo”): Perissinotti fu un artista isolato per elezione, che condusse una linea autonoma di sviluppo, svolgendo un’attenta ricerca sui problemi della forma come struttura del dipinto.

    Negli anni romani (1933-1936), abbandonata la pittura di figura, si troverà su posizioni parallele a quelle dei giovani artisti di opposizione, accostandosi a Mafai, Pirandello e gli altri artisti della Scuola romana nella messa a punto d’una raffinata pittura tonale che mostra un’inequivocabile adesione sentimentale ai motivi esclusi dalla retorica dell’arte di regime.

    Attraverso il paesaggio e la natura morta Perissinotti tornava a un’indagine sulla struttura che era rimasta in gran parte estranea alla cultura figurativa dei primi decenni del secolo in Italia e, a questo proposito, le sue Nature morte costituiscono esempi fra i più significativi di lettura di Cézanne data nel Bel Paese (cfr. Franco Sborgi e Gianfranco Bruno in Perissinotti 1977).

    Giuseppe Pensabene (1934), che mise in rilievo “il colore sobrio e costruttivo” della sua pittura e il suo “amore per la composizione serrata”, ne dette una prima precisa lettura in senso antinaturalistico, cogliendone quell’intenzione astratta e metaforica che avvicina l’artista veneto a Cagnaccio di San Pietro e alcuni esiti del “Realismo magico”.

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