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Pittore

Pietro Luchini (o Lucchini)


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Pietro Luchini (o Lucchini)

( Bergamo 1799 - Bologna 1883 )

Pittore

    Pietro Luchini (o Lucchini)

    Pietro Luchini o Lucchini nasce a Bergamo nel 1799 e intraprende gli studi di pittura nella sua città natale all’Accademica Carrara dal 1813 al 1817, dov’è allievo del pittore neoclassico Giuseppe Diotti. Nel 1820 effettua un viaggio a Roma per perfezionare lo studio dell’antico com’era abitudine in quegli anni. 

    Dimora nella capitale per tre anni, sposando la figlia di un celebre coreografo teatrale, entrando quindi in contatto con l’arte della scenografia melodrammatica. 

    L’arte del ritratto francese 

    Effettua un viaggio poi a Parigi avvicinandosi alla figura di François Gérard, pittore ormai anziano, ma molto celebre ai tempi dell’Impero di Napoleone Bonaparte. L’artista francese lo introduce all’arte del ritratto ed a una pittura più eterea e delicata. Acquista più sicurezza nella tecnica del disegno, che diviene pressoché impeccabile, e apre la sua tavolozza a tonalità più luminose e chiare. Queste influenze si vedranno soprattutto nelle opere degli anni Quaranta come ad esempio nel Ritratto di Ambrogio Camozzi del 1940 conservato all’Accademia Carrara di Bergamo, il Ritratto del notaio Luigi Martelli del 1942 e il Ritratto d Nobildonna del 1843 realizzato quando si trova a Milano. L’inquadratura pittorica segue gli stilemi dei ritratti accademici di inizio Ottocento, il soggetto spesso si staglia davanti una finestra che lascia intravedere un paesaggio alle sue spalle, o viene incorniciato da ampi tendaggi. L’artista pone attenzione ad ogni singolo dettaglio, nella resa dei vestiti, tessuti, acconciature od oggetti decorativi.

    Negli anni Trenta è presente in diverse rassegne tenutesi a Brera esponendo soggetti di storia o letteratura come Maria Stuarda del 1934 e Giovanna Grey del 1837.

    Nel 1848 prende parte all’Esposizione di Torino con il dipinto Giovane pescatrice.

    Il richiamo dell’Oriente e la ritrattistica di corte

    Alla fine degli anni Quaranta intraprende alcuni viaggi tra Londra, Vienna e Parigi, e nel 1850 rifiuta la cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna per partire alla volta di Costantinopoli l’anno successivo. Trascorrerà circa un decennio tra Costantinopoli, Persia ed Egitto. In questi anni darà vita ad una produzione davvero interessante. Esegue soprattutto ritratti di corte, in cui fonde la maestria tecnica perfezionata negli anni alla ricchezza cromatica ispirata dai colori dell’Oriente. Il pittore con uno sguardo sensibile e curioso riesce ad esaltare tutte le caratteristiche tipiche di una cultura distante: gli abiti, le stoffe fastose o gli oggetti insoliti.

    In questo periodo si lega al compositore Giuseppe Donizzetti maestro di musica militare a Costantinopoli che realizza l’inno dell’Impero Ottomano e per questo viene nominato pascià. Traccia di questo rapporto è il dipinto Ritratto di Giuseppe Donizetti in costume da dignitario di corte.

    Esegue opere molto suggestive dal fascino orientale come Ritratto di figura intera d’Ilhami Pacha e La sultana, capolavoro di formalismo accademico e di attrazione per l’Oriente. Il ritratto è un dipinto di invenzione, poiché si ritrovano elementi ottomani, ma anche appartenenti ad altre culture e di fantasia. È evidente l’attenzione posta nella resa di ogni singolo particolare, dalle preziose stoffe, ai gioielli. 

    Nel 1861 rientra in Italia e partecipa all’Esposizione italiana agraria, industriale e artistica di Firenze con Ritratto di N. Moriani nella Lucia. Al suo ritorno sceglie Bologna come residenza e si spegne nella città emiliana nel 1883.

    Emanuela Di Vivona

     

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