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Pittore
Pilade Bertieri
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Pilade Bertieri
Pilade Bertieri, figlio di un fotografo, nasce a Torino nel 1874, in una città sospesa tra tradizione accademica e sperimentazione. Il ragazzo non segue il mestiere del padre fotografo e inizia a studiare pittura a diciannove anni all’Accademia Albertina sotto la guida di Giacomo Grosso. Tre anni dopo prosegue gli studi alla Carrara di Bergamo, divenendo allievo di Cesare Tallone, di cui frequenta lo studio.
Il suo esordio pittorico avviene alla Promotrice di Torino del 1898 con La vesca, mentre l’anno successivo espone a Genova Meriggio d’estate, Primo sole e Profilo di giovane donna; e a Venezia presenta Ritratto di un procuratore e Trasfigurazione, quest’ultima opera riceve diversi consensi.
Il lavoro con cui però sorprende la critica è Conforto degli umili, esposto alla Promotrice di Torino nel 1900 che viene acquistato dal Municipio di Torino per il Civico Museo d’Arte Moderna. Il pittore vi rappresenta creature misere, affamate, scarne, sui cui volti si legge il senso di sconforto e dolore, mentre attendono di essere accolte tra le braccia della morte. Questa tela è ricca di echi della pittura tedesca.
L’artista ha colto un altro momento di disillusione nella vita dei diseredati nel dipinto La nascita nella casa del povero che presenta alla Biennale di Venezia del 1901. Con tale dipinto ci racconta la generazione distrutta dalle lotte dell’esistenza con estrema verità, vicino alle tematiche e allo stile dell’amico Giuseppe Pellizza da Volpedo. Infatti i due artisti dipingono per un periodo insieme anche con Giacomo Balla nello studio del padre di Pilade a Via Po, scambiandosi idee e riflessioni.
Il critico Enrico Thovez è uno dei primi sostenitori del pittore apprezzandone soprattutto il naturalismo, mentre lo scrittore Arturo Graf ne esalta la capacità di produrre il meraviglioso, infatti l’artista riesce a fondere realismo e fantastico attraverso soluzioni originali.
Risente però del clima di chiusura accademico torinese e decide di partire alla volta di New York nel 1901 dove guadagna fama e commissioni tra gli esponenti dell’alta società in poco tempo. Si specializza nell’arte del ritratto, in particolare nelle raffigurazioni a mezzo busto, con una leggerezza che lo avvicina allo stile di Sargent. Il pittore entra poi definitivamente nell’altra società newyorkese quando sposa Geneviève Wilson, nipote dello scrittore Washington Irving. Nel 1909 i due coniugi lasciano gli Stati Uniti d’America per trasferirsi a Londra, stabilendosi nello studio di James Abbott McNeill Whistler nel quartiere di Chelsea. Qui l’artista dipinge i suoi lavori più celebri: nel 1909 espone Ritratto di John Sutherland Wilson Esq alla Biennale di Venezia, e l’anno seguente presenta La modellina e Ritratto di Sam Sothern Esq. Quest’ultimo, chiamato anche Ritratto in rosso, raffigura il famoso attore di teatro e cinema muto in tenuta da caccia alla volpe. Questo dipinto viene acquistato da Palma Bucarelli nel 1943 per conto dello Stato Italiano ed oggi è conservato al Museo Boncompagni Ludovisi. Nello stesso periodo probabilmente realizza un altro Ritratto in rosso, però femminile, ritraendo una donna vestita in un’identica tenuta da caccia che potrebbe far parte della stessa commissione ed essere la moglie di Sothern, Janet Evelyn Mulliner, anche lei attrice.
Altra opera celebre di questo periodo londinese è Lady in black furs eseguito nel 1912 e acquistato dalla Walker Art Gallery di Liverpool.
Nel 1914 prende parte nuovamente alla Biennale di Venezia con La donna che passa e Autoritratto.
Questi lavori dimostrano gli echi del verismo dei maestri Grosso e Tallone, l’impianto fotografico, mescolato con le novità internazionali di Sargent e Whistler.
Nel 1920 l’artista si stabilisce invece a Parigi dove continua la sua attività di ritrattista entrando in contatto anche con Giovanni Boldini. Prosegue la sua partecipazione alla Biennale di Venezia: nel 1920 espone Voo Doo, Cammeo e L’enfant à la bombonne e nel 1924 Ritratto di Roberto Azzurri e Mia figlia e Isotta da Rimini.
Dagli anni Trenta inizia a dipingere con più difficoltà a causa di una malattia alla vista che si aggrava sempre di più, che lo porta a dedicarsi alla tecnica del disegno, specialmente in chiave simbolista e grottesca. Nel 1939 si trasferisce a Roma dove resterà fino alla fine dei suoi giorni. Nel 1940 prende parte alla Sindacale fascista di Roma con due disegni Assenzio e Curiosità; l’anno successivo presenta alla Sindacale Fascista di Milano Guido e nel 1942 espone alla Sindacale fascista di Roma Pittore di maschere. Continua a lavorare al suo personale stile fino al 1958, anno in cui perde totalmente la vista. Scompare a Roma nel 1965.
Emanuela Di Vivona
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