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Pittore
Vittorio Corona
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Vittorio Corona
Vittorio Corona nasce a Palermo nel 1901 e si inizia a formare giovanissimo frequentando lo studio del cugino della madre, Giovanni Varvaro, che gli trasmette i primi rudimenti dell’arte pittorica. Viene introdotto nei circoli artistici cittadini, dove entra in contatto con Pippo Rizzo, primo esponente del Futurismo siciliano.
L’artista completa la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Palermo e nel 1922 avviene il suo esordio alla I Esposizione giovanile nell’ambito della Permanente di Palermo alla quale presenta Madonna in Festa, Tentazione+preghiera e Danzatrici, opera con la quale ottiene una medaglia d’argento. Altra opera degli esordi è Fuochi d’artificio, caratterizzata da un cromatismo molto ardito e soprattutto dal colore direttamente spremuto sulla tela. Il suo modo di dipingere è antitradizionale, ma suscita diverso interesse.
Nel 1924 prende parte alla Mostra dei Giovani Artisti tenutasi al Teatro Massimo di Palermo con Tumulto, Occhio del Navigante Notturno, Divinità terrene e la prima versione de La Caduta delle Stelle. Presenterà la versione definitiva dell’opera appena citata due anni dopo alla Biennale di Venezia insieme ad Armature d’amore. La caduta delle stelle provoca grande entusiasmo soprattutto tra Balla e Marinetti. L’artista inizia infatti a partecipare a varie sezioni futuriste aderendo pienamente al cosiddetto “secondo futurismo”. Insieme a Pippo Rizzo e Giovanni Varvaro costituisce il “triangolo siciliano d’avanguardia”, diffondendo la poetica futurista nell’Isola.
Nel 1928 viene nuovamente invitato alla Biennale di Venezia ed espone Dinamismo aereo e Onda marina + sirene del mare, e l’edizione successiva presenta Supermarino e Raffiche.
Nel 1931 prende parte alla Prima Quadriennale di Roma con Giocatori di palla e L’antidiluviano, e nel 1933 partecipa alla Primavera Fiorentina con Contadino.
Parallelamente all’attività pittorica, insegna per tutta la vita in vari istituti tecnici, tra Palermo, Vibo Valentia, Merano e Acqui Terme, trasferendosi quindi in varie città italiane, lasciando il capoluogo siciliano.
I bombardamenti di Palermo durante il secondo conflitto distruggono la sua casa-studio e le opere che vi si trovavano, quindi molti dei suoi lavori sono andati perduti.
Nel dopoguerra il suo linguaggio subisce una profonda trasformazione in reazione alla sofferenza e ai tormenti vissuti, aprendosi a poetiche legate al realismo espressionista.
Durante gli anni Cinquanta invece rievoca la pittura futurista, ricostruendo le tele distrutte a causa del bombardamento, reinterpretando alcuni soggetti con una nuova libertà creativa.
Dal 1956 si trasferisce a Roma divenendo insegnante della Scuola d’arte di Marino. Continua comunque a realizzare opere neo-futuriste, dando vita nel 1966 all’ultima grande tela, Elettrocuzione, ispirata alla sedia elettrica, richiamando nell’esplosione di colore e del soggetto una delle sue opere giovanili come Fuochi d’artificio. L’artista si spegne lo stesso anno nella Capitale.
Emanuela Di Vivona
Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.