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Scultore

Amleto Cataldi


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Amleto Cataldi

( Napoli 1882 - Roma 1930 )

Scultore

    Amleto Cataldi

    Quotazioni Amleto Cataldi

    I bronzi dal carattere liberty più accentuato sono molto apprezzati a partire dai 2.000 euro. Le sculture in gesso sono stimate tra i 500 euro e i 1.000 euro.

    L’artista è ricercato in area laziale in particolare per le sculture in bronzo raffiguranti bellezze muliebri e se di buona dimensione hanno quotazioni che si aggirano attorno ai 5.000 euro e più. Si prega di contattare il nostro staff per una valutazione gratuita e affidabile senza impegno.

    Biografia

    Amleto Cataldi nasce a Napoli nel 1882 ma si trasferisce piccolissimo a Roma. Il padre è un umile intagliatore di legno che lo inizia al mestiere. Ha una piccola bottega che poi, alla morte precoce del genitore, eredita e gestisce. Nel frattempo si forma alla Scuola libera di Via Ripetta, studiando scultura e conoscendo Arturo Dazzi e Adolfo De Carolis. 

    L’armonia e la grazia tra classicismo e Liberty

    La prima produzione è legata al linguaggio scultoreo di fine Ottocento, mentre in un secondo momento si apre alla linea di matrice Liberty.

    Nel 1906 è attestata la sua partecipazione all’Esposizione di Milano con il bronzo Sulla spiaggia, poi nel 1909 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia con Il manuale, e vi torna nel 1910 con Busto di donna dalla dolcezza e morbidezza Art Nouveau. Nel 1911 prende parte all’Esposizione internazionale di Roma con Nudo di donna, ancora in accordo con gli stilemi liberty. Le sculture che realizza in questi anni sono delicate ed eteree, nonostante la forte consistenza plastica derivata dallo studio dell’arte classica. La luce bagna i corpi delicatamente, senza creare contrasti chiaroscurali evidenti, conferendo estrema armonia alle figure. Sempre nel 1911 l’artista si rende noto al grande pubblico vincendo il concorso indetto per la realizzazione della Vittoria Alata da porre su ponte Vittorio Emanuele a Roma.

    Nel 1913 partecipa alla Secessione romana presentando Ritratto di Cesare Pascarella, Ritratto, Nudo e L’anfora. Quest’ultima viene usata come modello per la fontana realizzata al Pincio a poca distanza da Casina Valadier. L’opera è conosciuta anche con il nome di Fontana della Ciociara dal nome della conca ciociara che la fanciulla tiene in mano. Lo scultore prende parte anche all’edizione successiva della Secessione con Danzatrice, Nudo e Ritratto. I soggetti delle danzatrici e dei nudi di donna sono i più riprodotti dall’artista, caratterizzati da una leggiadria e una sensualità fine, ma accattivante. 

    Una ritrattistica delicata, privata e verista

    L’artista nella sua carriera si dedica anche alla ritrattistica, e infatti è presente anche alla Terza Secessione romana del 1915 con Nudo di donna, e una serie di ritratti come Ritratto della M.sa De Malisceff, Ritratto del Sig. G. Ciuffelli, Ritratto della Sig.a Heliana, Ritratto di bambino, Ritratto di signorina e Ritratto della Sig.a Colasanti, quest’ultimo una scultura dolcissima di una madre con il figlio, connessi in un tenero abbraccio. I volumi continuano ad essere morbidi e sinuosi in accordo con le suggestioni Liberty. Espone altri Ritratti alla Quarta Secessione del 1916 e poi nel 1919 viene allestita una mostra collettiva insieme a Enrico Lionne e Vincenzo Miranda alla Galleria Pesaro di Milano. Presenta ventisei lavori tra i quali menzioniamo Danzatrice, La cieca, L’aviatore Ciuffelli, Ritratto di Francesca Bertini, Testa di donna ridente, Bagnante, Pagine tristi, Donna che si specchia nell’acqua, Donna dormiente, Nudo di donna e Lavoratore che si asciuga la fronte. Nella citata Donna dormiente lo scultore sperimenta una posa particolare di una fanciulla assopita poggiante la testa su una gamba che abbraccia, raggiungendo una delicatezza e un verismo straordinari. Nudo di donna invece richiama una posa maggiormente plastica, per quanto particolare, che rievoca un modellato classico.

    L’adesione al plasticismo del Ventennio 

    Negli anni Venti l’artista si avvicina alle nuove influenze dettate dal Ritorno all’ordine e il suo modellato diviene più rigoroso e pieno, come si può osservare da Medusa, esposto alla Biennale di Venezia del 1922 insieme a La contessa Mocenigo Rocca. L’artista sperimenta un linguaggio ancora più arcaico in La donna che corre presentata all’edizione successiva, raffigurata in una posa arditissima, ma con un linearismo e decorativismo di età arcaica. Nel 1926 è nuovamente presente alla Biennale di Venezia con Nudo di donna, altro esempio di fusione tra plasticità classica e volumetria carnale del corpo. Anche in questo caso c’è un’attenzione primitiva alla pettinatura della figura femminile, e al movimento chiastico di braccia e gambe, come ad inscenare una continua danza.

    Nel 1930 prende parte alla Sindacale Fascista del Lazio con due Busti, una Testa di bimbo, una Testa di donna e Flora, raffigurata in una posa speculare a Donna allo specchio, esposta alla Biennale di Venezia dello stesso anno.

    Parallelamente l’artista esegue delle committenze pubbliche che rispettano maggiormente il linguaggio possente dell’arte del Ventennio, realizzando il Monumento ai caduti alla Sapienza, il Monumento ai caduti a Foggia, il fregio dello stadio in via Flaminia a Roma, e una serie di busti da collocare sul Pincio.

    Lo scultore scompare precocemente a Roma nel 1930, a soli quarantotto anni.

    Emanuela Di Vivona

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