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Scultore

Attilio Selva


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Attilio Selva

( Trieste 1888 - Roma 1970 )

Scultore

    Attilio Selva

    Quotazioni di Attilio Selva

    Le sculture in bronzo o terracotta di piccole dimensioni di Attilio Selva hanno quotazioni sui 1.000 – 2.000 euro. Opere di grandi dimensioni e di carattere secessionista possono facilmente raggiungere i 20.000 euro e oltre a seconda del soggetto.

    Queste stime sono del tutto indicative: le variabili per la valutazione di una sua scultura sono molte, quindi consigliamo di inviarci una foto della vostra opera per ottenere una quotazione aggiornata e precisa su Attilio Selva, cui la Galleria Berardi ha dedicato una mostra pochi anni fa.

    Biografia

    Attilio Selva nasce nel 1888 a Trieste in una famiglia della piccola borghesia. Si trasferisce poi a Torino e rimanendo colpito da alcune sculture di Leonardo Bistolfi alla Biennale di Venezia del 1905 decide di studiare presso il suo atelier torinese. Frequenterà il suo studio per circa tre anni, periodo nel quale è circondato da uno stimolante ambiente letterario e artistico che diffonde il gusto liberty, ma anche una rivalutazione del classicismo. 

    Una congiunzione tra liberty e classicismo

    Il suo esordio espositivo avviene nel 1908 alla Promotrice di Torino con Busto di donna che gli vale il premio Rettmeyer. Nel 1909 raggiunge il suo amico pittore Felice Carena, trasferendosi a Roma. Grazie alla sua intercessione, entra nel salotto culturale di Angelo Signorelli, dove conosce Armando Spadini, Ivan Meštrović ed Efisio Oppo. Continua ad interessarsi contemporaneamente al classicismo, che a Roma ha pieno sviluppo, seguendo anche i ritrovamenti dell’archeologo Giglioli. Le sue opere si connotano di vigore e una nuova energia vitale grazie anche all’incontro con l’arte di Auguste Rodin all’Esposizione Internazionale di Belle Arti del 1991 di Roma.

    Stabilisce il suo studio a Villa Strhol-Fern e matura il suo linguaggio verso un modellato più elegante e vigoroso. Nel 1913 prende parte alla Promotrice di Genova con Testa-Studio; l’anno successivo viene invitato alla Biennale di Venezia con Sfinge e Nudo di donna. L’artista inizia infatti a risentire del clima simbolico e allegorico della Secessione, pur mantenendo la saldezza formale di natura classica. Partecipa infatti alla Terza Esposizione della Secessione romana nel 1915 con Idolo, Ritmi e Raccoglimento, e torna all’edizione successiva nel 1916 con Marmo, Danzatrice e Disegno.

    Dalle commissioni di natura ufficiale in Egitto, alle atmosfere intime di Anticoli Corrado

    Trascorsi gli anni del Primo conflitto mondiale che lo segnano particolarmente, nel 1920 parte alla volta dell’Egitto con l’incarico di realizzare alcuni lavori per il re Faud I. Tornato in Italia frequenta spesso Anticoli Corrado, un paese nell’entroterra laziale, luogo di ritrovo di diversi artisti come Pietro Gaudenzi e Arturo Martini. Le opere di questo periodo si caricano di una maggiore carica affettiva suscitata dal clima familiare del piccolo borgo.

    Negli anni Venti ottiene poi diversi incarichi pubblici, continuando a spostarsi tra il suo studio ad Anticoli Corrado e quello di Roma.

    La produzione privata e sacra

    Nel 1929 prende parte alla Sindacale Fascista di Roma con una personale di venti opere tra le quali possiamo citare Mendicante egiziana, ricordo del suo viaggio in Oriente, Signora romana, Erme del Duce, Testa di ragazzo sabino, Ritratto del comm. Gino Clerici, e poi ritratti più privati e familiari come Ritratto di Augusto, Ritratto di Claudio e Ritratto di Enrico Guadenzi. Presenta in questa esposizione anche Sogno di maternità, uno studio per un gruppo scultoreo, e Cariatide, uno studio per la fontana realizzata a Piazza dei Quiriti a Roma. Nel 1931 espone alla Quadriennale di Roma tre gessi Eva, Bambino malarico e Giuliana; e l’anno successivo prende parte alla Sindacale di Roma con opere più intime come Mia figlia Lucilla.

    Alla fine degli anni Trenta si fanno più rade le sue partecipazioni alle esposizioni, mentre ottiene più incarichi pubblici come i Monumenti ai caduti di Trieste e Capodistria, o la realizzazione di alcuni Atleti dello Stadio dei Marmi al Foro Italico. Negli ultimi anni si occupa soprattutto di lavori a tema sacro come Cristo in trono per la chiesa di SS. Pietro e Paolo all’Eur, la Pietà per il Verano o La morte di San Benedetto per l’abbazia di Montecassino. L’artista si spegne a Roma nel 1970.

    Emanuela Di Vivona

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